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La Storia della Maiolica

Gennaio 23, 2014

La Storia della Maiolica

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Cenni storici
La ceramica (dal greco antico kéramos, che significa “argilla”, “terra da vasaio”) è conosciuta in Sicilia fin dalla preistoria. 
La Sicilia, culla del Mediterraneo di civiltà, cultura e arte, è un’importante testimonianza delle più note creazioni artigianali di manufatti in ceramica.
La ceramica compare per la prima volta in Sicilia nel periodo della preistoria ed in particolare nel Neolitico (che significa età della pietra nuova). 
Difatti alcuni reperti, come bicchieri, grandi anfore a forma di clessidra, fruttiere e vasetti risalgono alle culture di Castelluccio nel comune di Noto (SR), Milazzo (ME), Thapsos uno dei più importantisiti protostorici siciliani localizzato sulla penisola di Magnisi nel comune di Priolo tra Augusta e Siracusa, San Cono in provincia di Catania, Villafrati in provincia di Palermo e Stentinello a nord di Siracusa. Altri ritrovamenti si sono avuti nelle isole Eolie e a Pantelleria.
Un Cratere del V sec. a.C. trovato all’interno di una fornace attiva a Caltagirone, testimonia come, anche nell’età greca, Caltagirone fosse un attivo centro di produzione ceramica.
Le più antiche ceramiche proto maioliche italiane sono conservati nel Museo della Ceramica di Caltagirone ed in quello archeologico di Gela.

L’originalità dell’arte ceramica calatina fu particolarmente apprezzata dai regnanti normanni che ne spinsero il suo sviluppo. 
Già in quel periodo, i pavimenti con i suoi decori e suoi colori, furono una delle tipologie che affermarono Caltagirone quale centro più importante della produzione ceramica in Sicilia
Il maggiore sviluppo della lavorazione della ceramica si ebbe nell’età Neolitica, diminuendo notevolmente durante il periodo della dominazione romana e bizantina ma riprendendosi dopo la conquista Araba “nell’827” migliorando nello stile “forme e decori” e nelle tecniche di lavorazione. 
Furono infatti gli Arabi, che portano in Sicilia la tecnica dell’invetriatura del vasellame, da loro appreso in Persia, in Siria e in Egitto, un metodo che permetteva di impermeabilizzare i recipienti rendendoli resistenti agli agenti atmosferici.
Palermo tra il 1700 e il 1800 vanta centri di produzione di mattonelle ed arredi per ville, chiese e palazzi e per la prima volta viene applicata la tecnica importata dal napoletano, cosiddetta del “terzo fuoco” consistente nella colorazione della ceramica in fasi successive alla cottura. 
Invece tra il 1800 e il 1900 dalle fabbriche palermitane escono oggetti destinati all’aristocrazia e al bel mondo della borghesia nascente (vasi, piatti, porcellane finissime e busti in ceramica).
Oggi, come allora, la produzione di ceramica si divide in manifattura di qualità e in manifattura destinata alla produzione di oggetti d’uso quotidiano tanto da creare una suddivisione dei vari centri produttivi che si specializzarono alla realizzazione di un determinato genere come: 
Trapani, Caltagirone e Palermo producevano ceramiche di qualità; 
Collesano, Santo Stefano, Burgio, Lentini, Patti, ecc., producevano terrecotte e ceramiche di uso comune. 

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